Commento alla liturgia del 26 Ottobre 2021
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 18-21
In quel tempo Gesù diceva: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
L’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani ci dice oggi: «Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8, 18). È una parola che ci prepara a vivere con sapienza, saggezza e speranza, tra qualche giorno, la festa di tutti i santi e la commemorazione dei defunti, perché a volte ci prende il pensiero che tutto è destinato a finire e che da ultimo ci attende semplicemente sepolcro. Paolo invece ci ricorda che ad attenderci è la comunione con il Signore, è l’ingresso nella gloria del suo regno: questo è il senso ultimo della nostra vita. Certo, c’è un tempo di pellegrinaggio in cui siamo colpiti da fatiche e sofferenze sia materiali sia spirituali: ma è importante – come quando si va in montagna – avere ben chiaro dove stiamo andando; allora uno riprende coraggio e trova la forza per rimettersi in cammino.
Chiediamo dunque la grazia di accogliere il messaggio di Paolo e di comprendere che il senso della vita è raggiungere la comunione piena con Signore. Capire questo mistero non è facile; non a caso l’acclamazione al Vangelo di oggi recita: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno» (Mt 11, 25). Perciò domandiamo a Dio quindi di essere come bambini, senza pretendere di conoscere tutta la verità su ciò che sarà, e di saper riconoscere il Suo regno nel granello di senape che germoglia e col tempo diventa un grande albero.