Commento alla liturgia del 14 Gennaio 2021
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1, 40-45
In quel tempo venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, subito lo mandò via dicendogli: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Nel passo della Lettera agli Ebrei (3, 7-14) che abbiamo ascoltato nella prima lettura c’è una citazione dal salmo 95 che dice: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori» (Sal 95 [94], 7-8). Nel Vangelo odierno leggiamo di un gesto di Gesù che non indurisce il cuore, ma pieno di compassione arriva a compiere un gesto proibito dalla legge, quello di toccare un lebbroso. Davvero meraviglioso è il racconto che fa Marco di questo incontro tra Gesù e il lebbroso, un uomo che in ginocchio, con umiltà, lo supplica; «Gesù allora» – prosegue l’evangelista – «ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse “lo voglio: sii purificato”».
Ciò che suscita tutto è la compassione, la quale è esattamente il contrario dell’indurire il cuore, dell’indifferenza, del dire “io ho il mio programma e vado avanti su questo”. Gesù ascolta, vede, ha compassione, si prende cura, tende la mano e tocca il lebbroso.
Ringraziamo il Signore innanzitutto perché ha compassione di noi. Egli non indurisce il cuore dinanzi alle nostre infedeltà, ma continua ad accostarsi a noi, tendendoci la sua mano, toccando la nostra lebbra per risanarci. Preghiamo inoltre affinché questo Vangelo susciti nel nostro cuore stupore, gratitudine, meraviglia; ma dalla contemplazione del gesto di Gesù nasca anche in noi l’atteggiamento di chi vive la compassione, di chi ascolta e vede, di chi tocca la ferita dell’altro e la risana.
Noi non possiamo fare miracoli, lo sappiamo bene, però forse una parola buona, una telefonata, un sorriso, un piccolo gesto possiamo farlo, anche in questo tempo di pandemia; anzi, soprattutto in questo tempo di pandemia. Che il Signore ci aiuti a contemplare il suo amore per noi e ci doni di essere un segno, una piccola presenza della sua tenerezza con le persone che incontriamo.