Commento alla liturgia del 9 Dicembre 2020

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 11, 28-30

 

In quel tempo Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il ritornello del Salmo oggi ci fa pregare così: «Benedici il Signore, anima mia» (Sal. 102 [103). Siamo tra due feste, quella dell’Immacolata e quella della Vergine di Loreto, e quindi sentiamo il desiderio, con Maria, di lodare, benedire e magnificare il Signore. Ce ne dà motivo il profeta Isaia, il quale dice che «il Signore dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato» (Is 40, 29) e che «quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40, 31).

È una parola che ci dà speranza, e davvero riconosciamo che camminando con il Signore, accogliendo la sua presenza, noi troviamo forza: una forza che non viene da noi, ma che è una grazia di Dio per affrontare anche le stanchezze, le prove, le preoccupazioni della vita. Non è un’illusione, quella che ci è data in questo passo, ma un’indicazione di vita: o cammini da solo, e allora senti tutta la solitudine, la stanchezza e la pesantezza; o cammini con il Signore, e allora riconosci una forza che non sei tu a darti, ma che è dono suo, e ritrovi una speranza anche nei momenti bui. Ed è straordinario che il Vangelo odierno ci doni questa parola di Gesù: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò ristoro».

L’eucarestia che celebriamo, la parola di Dio che ascoltiamo e il tempo dell’Avvento che ci prepara alla gioia del Natale donino a tutti noi la forza, la pace nel cuore e la speranza che ci sostengono anche in questo tempo di prova. Ed è bella anche la preghiera con cui ci siamo introdotti all’ascolto della parola di Dio: «Dio onnipotente, che ci comandi di preparare la via a Cristo Signore, donaci, nella tua benevolenza, di non lasciarci abbattere dalle nostre debolezze, mentre attendiamo la consolante presenza del medico celeste». Il Signore ci accompagni in questo tempo, ci sostenga nelle nostre fragilità, ci doni la speranza e la fiducia nell’attendere quello che la liturgia odierna chiama “il medico celeste”, capace di guarire le nostre infermità e i nostri peccati.