Commento alla liturgia del 2 Novembre 2021

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 6, 37-40

 

In quel tempo Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

In questo giorno in cui facciamo memoria e preghiamo per i fratelli defunti la Chiesa ci dona una parola di speranza: perché è normale, è naturale che dinanzi al pensiero della morte possiamo sentire nel cuore tristezza, angoscia, preoccupazione; è normale, è naturale che il ricordo dei nostri cari che non sono più in mezzo a noi susciti in noi tanta nostalgia. Per questo la Chiesa, che è madre, ci fa dono di una parola che apre il cuore alla speranza.

Penso al salmo 27: «Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: chi avrò paura?» (v. 1). Poi il salmo continua dicendo: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io desidero: abitare per sempre nella casa del Signore» (v. 4). Noi non siamo senza dimora, senza casa, non siamo sbandati: ma siamo persone in cammino verso la casa del Padre; e in questo viaggio siamo accompagnati dalla presenza di Gesù.

Penso alla bellezza del Vangelo odierno, in cui Gesù dice: «Questa è la volontà del padre mio: che chiunque vede il Figlio creda in lui e abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Ma c’è anche un oggi in cui gustiamo l’abitare con il Signore. Non solo domani, oltre la vita, ma dentro la vita, dentro le situazioni quotidiane, esiste una comunione con Dio che è più forte della paura della morte; c’è una comunione con il Signore che dona un senso pieno e bello alla nostra esistenza e ci aiuta a vivere proprio la preghiera del salmo che abbiamo ricordato: «Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò paura?».

Nella Lettera ai Romani (5, 4) l’apostolo Paolo scrive che la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo. Contempliamo dunque il mistero della Pasqua, cioè il passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, sicuri che in Gesù e con Gesù anche per noi si apre questo cammino di risurrezione. Per questo lodiamo e benediciamo il Signore.