Commento alla liturgia del 29 Ottobre 2021

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 14, 1-6

 

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisia. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?».

Ma essi tacquero.

Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?».

E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Nel passo della Lettera ai Romani che abbiamo appena letto Paolo arriva a dire: «Vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei mie fratelli, miei consanguinei secondo la carne» (Rm 9, 3). Chi ha un po’ di familiarità con le lettere paoline sa che tutta la vita di Paolo è centrata sull’essere in Cristo Gesù e che l’unione con il Signore è il senso di tutta la sua vita e di tutta la sua missione: che Paolo dunque arrivi a dire «desidero essere separato da Cristo, perché tutti siano uniti e credenti in Cristo Gesù» ci svela il cuore grande dell’apostolo.

Noi talvolta ragioniamo in modo diverso. Una volta era in voga un libretto dal titolo Io speriamo che me la cavo: ecco, questo è un po’ il nostro modo di ragionare anche nelle questioni di fede, cioè “io spero di salvarmi”, “io spero di essere unito a Cristo”. Troppe volte viviamo una fede individualista in cui ognuno è centrato su se stesso e pensa alla propria salvezza. È bello, invece, ascoltare uno come Paolo, che afferma di essere disposto a essere separato da Cristo purché tutti siano uniti.

Chiediamo la grazia di assumere anche noi questo atteggiamento, questo sguardo che non vede solo me stesso, ma si prende cura degli altri. Questo sguardo, tra l’altro, è esattamente quello di Gesù nel Vangelo odierno: Egli, infatti, esorta chi l’ha invitato a pranzo a guardare alla situazione del malato di idropisia senza fissarsi sulle regole, ma prendendosi carico della persona che è vicina a noi.

Attraverso la celebrazione dell’eucarestia chiediamo anche noi di diventare capaci di questo modo di guardare e di desiderare il bene dell’altro, senza curarci egoisticamente solo di noi stessi.