Commento alla liturgia del 26 Luglio 2021

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 13, 31-35

 

In quel tempo Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, / proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Nella prima lettura (Es 32, 15-24. 30-34) abbiamo ascoltato che Mosè ha parole dure nei confronti del suo popolo, ma con umiltà e coraggio invoca sul medesimo popolo il perdono di Dio, arrivando addirittura a dire: «Se tu non perdoni, cancellami dal libro che hai scritto». È una testimonianza davvero grande, perché anche nella vita di fede spesso siamo tentati di di pensare a noi stessi: e invece siamo chiamati, come Mosè, a entrare nella dimensione della preghiera di intercessione per il popolo, sentendoci parte del popolo. Pregare che Dio perdoni non significa forzarne la volontà, ma lasciargli la sua libertà.

Chiediamo dunque di saper riconoscere nella piccolezza del quotidiano, di un granello di senape o di un po’ di lievito la presenza del regno che cresce e matura, che è una realtà in cammino e non già fatta e costituita. Per questo cammino rendiamo grazie al Signore e tratteniamo oggi, in modo particolare, la preghiera di orazione dopo la comunione, che recita così: «O Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio unigenito nascesse dall’umana famiglia perché gli uomini rinascessero da te a nuova vita; santifica con lo spirito di adozione coloro che hai saziato con il pane dei figli».