Commento alla liturgia del 15 Luglio 2021
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11, 28-30
In quel tempo Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Infatti il mio giogo è dolce e il mio peso leggero».
Questa parola di Gesù è come un balsamo, perché con il caldo e le preoccupazioni della vita tutti ci sentiamo un po’ stanchi e oppressi; e allora Gesù ci offre un ristoro, cioè ci dona la sua amicizia, la sua presenza, la sua grazia.
Ma il punto fondamentale di questo testo è l’inizio: «Venite a me». A volte crediamo di poter risolvere da soli le situazioni difficili, e invece l’incipit di questo brano ci apre a una dimensione in cui al centro della vita non ci sono io, ma la grazia di Dio; è Lui, infatti, ad accostarsi a noi, come sperimenta il popolo d’Israele al tempo dell’esodo verso la terra promessa.
E allora custodiamo e viviamo l’invito di Gesù «venite a me»; viviamolo nella liturgia, che è realmente un momento di ristoro per tutti noi, e poi viviamolo nella vita quotidiana, specialmente quando gli impegni e gli affanni sembrano schiacciarci. Lo stare con Lui, e non solo l’andare a Lui, ci faccia sperimentare la sua la sua presenza che dà pace e vince le nostre inquietudini.