Commento alla liturgia del 9 Luglio 2021

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 10, 16-23

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi apostoli:

«Vi mando come pecore in mezzo a lupi: siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma quando vi consegneranno non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele prima che venga il Figlio dell’uomo».

È sorprendente la franchezza con cui Gesù parla ai suoi discepoli senza illuderli. Egli non dice loro: «andate e troverete accoglienza, tutti vorranno bene», ma «io vi mando come pecore in mezzo a lupi» e «sarete perseguitati a causa del mio nome». Però il salmo odierno si conclude così: «La salvezza dei giusti viene dal Signore, nel tempo dell’angoscia è loro fortezza. Il Signore li aiuta e li libera, li libera dai malvagi e li salva, perché in lui si sono rifugiati» (Sal 37, 39-40).

Questi versi ci riempiono il cuore di gioia e ci danno forza per affrontare le contrarietà della vita, perché non siamo abbandonati da Dio, ma perennemente accompagnati da Lui e illuminati dallo Spirito. Perciò chiediamo la grazia di non rattristarci nelle prove, ma di rallegrarci per la presenza, la bontà e la forza del Signore e per il suo prendersi cura di ognuno di noi.