Commento alla liturgia del 4 Giugno 2021

Dal Vangelo secondo Marco

Mc 12, 35-37

 

In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».

E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

La preghiera del salmo 146 ci invita oggi a lodare e benedire il Signore, perché Egli libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto. Questo salmo è in un certo senso la risposta orante a quanto viene narrato dal libro di Tobia (11, 5-17). Tobia, guidato dall’angelo Raffaele, ritorna a casa e grazie all’unguento che questi gli ha dato guarisce suo padre Tobi, che ricupera la vista. Allora, pieni di esultanza, va ad accogliere Sara, la sposa di Tobia, presso la porta di Ninive.

Tutto questo racconto è un rendimento di grazie a Dio, e anche noi siamo invitati a entrare in un atteggiamento di lode e di ringraziamento nei confronti del Signore, che non ha liberato solo Tobi dalla cecità: anche noi, infatti, siamo liberati dalle oscurità e dalle tenebre del peccato da un Dio che non si stanca mai di rialzarci. Egli si prende cura di noi e ci accompagna: chiediamo dunque di riconoscere, gioire, esultare per questa azione di grazia e tutta la nostra vita sia un lasciarci prendere per mano dal Signore.