Commento alla liturgia del 29 Maggio 2021
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 11, 27-33
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
La prima lettura, tratta dal libro del Siracide (Sir 51, 17-27), è un invito a lodare e a benedire il Signore. Il passo inizia proprio con le parole «ti loderò e ti canterò. Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando, ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera. Davanti al tempio ho pregato per essa, e sino alla fine la ricercherò. Del suo fiorire, come uva vicina a maturare, il mio cuore si rallegrò. Il mio piede s’incamminò per la via retta, fin da giovane ho seguìto la sua traccia».
Anche noi siamo invitati a ricercare la sapienza nella vita: e la sapienza nella vita è il gusto del vivere, è il senso del vivere, è la capacità di guardare oltre l’immediato e riconoscere la nostra vocazione a partecipare alla vita stessa di Dio, a vivere con Lui e in Lui ogni istante, ogni momento, in ogni situazione. Questa è la vera sapienza. Sentiamo il bisogno di una sapienza nella vita perché il contrario sarebbe la stoltezza, la stupidità, il non senso.
Il Vangelo odierno ci parla di un atteggiamento sapiente di Gesù, che non risponde alla domanda che gli viene fatta, ma pone un’altra domanda e mette in difficoltà chi lo sta interrogando, affinché questo possa smettere di giudicare e accogliere la presenza di Dio.
Oggi celebriamo la memoria di San Paolo VI, il giorno della sua ordinazione sacerdotale, nel 1920. È passato tanto tempo, ma Paolo VI è stato davvero un uomo che nella Chiesa ha vissuto un servizio con grande sapienza; è stato il Papa del Concilio e ha dovuto con grande prudenza tenere unita la Chiesa in un tempo in cui c’erano tensioni in avanti o rimpianti del passato, una situazione che spesso si ripete nella Chiesa d’oggi. Paolo fu un Papa dotato dallo Spirito di grande sapienza: e allora chiediamo che interceda anche per la Chiesa d’oggi, per tutti noi, per le nostre famiglie, perché camminiamo sulle vie della sapienza e di quella civiltà dell’amore che Egli ha indicato e consegnato a tutta la Chiesa.