Commento alla liturgia del 25 Maggio 2021

Dal Vangelo secondo Marco

Mc 10, 28-31

 

In quel tempo Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».

Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

C’è un’espressione del libro del Siracide (35, 10) che ci tocca particolarmente il cuore: «Glorifica il Signore con occhio contento»; e la si ripete poco dopo (35, 12). «Cos’è quest’occhio contento?», mi sono chiesto. È l’occhio che sa riconoscere il bene e lodarlo, a differenza dell’occhio triste che nota sempre quello che non va dentro di sé e attorno a sé.

Forse qualche volta anche a noi capita di guardare le cose con un occhio triste e tenebroso. Oggi, dunque, preghiamo così: «Signore, donaci un occhio contento, un occhio fiducioso, un occhio che sa riconoscere il tuo amore e guardare con speranza al cammino che ci sta davanti, che sa riconoscere la tua presenza accanto a noi, che sa donare la propria vita».

Questo atteggiamento non è un dovere: non va vissuto con pesantezza, ma nella leggerezza e nella gioia di chi si sente amato, e per questo ama e dona la propria vita.

In questa giornata custodiamo l’espressione semplice e bella che abbiamo ascoltato e anche noi sperimenteremo il centuplo: perché l’occhio contento, l’occhio illuminato dalla grazia di Dio, sa vedere il bene che si moltiplica, e quindi non saremo tristi per quello che lasciamo, ma gioiosi per quello che Dio ci dona con abbondanza.