Commento alla liturgia del 18 Maggio 2021
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17, 1-11a
In quel tempo Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli (20, 17-27), abbiamo ascoltato la testimonianza dell’apostolo Paolo. Egli sta lasciando la comunità di Efeso, e radunati gli anziani presso il porto di Mileto, perché si sta per imbarcare, dice loro: «Non vedrò più il vostro volto». Oggi e domani ascolteremo questo suo testamento, questa consegna da parte di Paolo della sua missione, della sua vita a servizio del Vangelo per il bene della comunità efesina. Paolo dice: «Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio».
Che bello se anche vivessimo l’atteggiamento del servizio, della missione, della risposta alla chiamata di Dio, della testimonianza del Vangelo! Un Vangelo che non ci rattrista, non prescrive delle regole morali, ma consiste nell’incontro con la persona viva del signore Gesù; un Vangelo che è grazia, che è misericordia, che è presenza del Signore, che è speranza.
Chiediamo la grazia di servire il regno di Dio, senza chiuderci in noi stessi, impauriti da tante cose; consegniamo la nostra vita nelle mani del Signore, per compiere nel tempo che Lui ci dona la missione che ci ha affidato.