Commento alla liturgia dell’11 Maggio 2021

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 16, 5-11

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Oggi siamo particolarmente colpiti dalla prima lettura, un racconto tipicamente pasquale. Paolo e Sila sono gettati in prigione, anzi, nella parte più interna della prigione, dice il racconto degli Atti (16, 22-34). Vengono loro messi dei ceppi ai piedi per essere sicuri che non scappino, ma durante la notte avviene come qualcosa di straordinario: c’è come un terremoto, si aprono tutte le porte e i ceppi si sciolgono. È la presenza dell’azione di Dio che libera, che apre le porte, che ci invita a vivere nella gioia. Gli Atti aggiungono che il carceriere, visto quello che succedeva, stava per togliersi la vita e allora Paolo grida forte: «Non farti del male!”». Il racconto si conclude dicendo che quell’uomo e i suoi familiari furono pieni di gioia per aver creduto in Cristo Gesù. Dal carcere, dal buio e dalla tristezza alla gioia, alla luce e alla grazia di Dio: ecco la Pasqua.

Chiediamo di custodire la parola che Paolo dice al carceriere, «non farti del male!», perché tante volte ci facciamo del male e il Signore non vuole questo: penso a tanti ragionamenti, a tanti sguardi non sereni, a tanti «Mamma mia!» che ci soffocano e ci rinchiudono nella parte più interna della prigione. Invece Dio vuol tirarci fuori, vuole la nostra gioia: ed è significativo che il testo si chiuda affermando che il carceriere fu pieno di gioia, insieme ai suoi, per aver creduto al Signore.

Chiediamo che l’ascolto della parola e l’incontro con Lui liberino anche la nostra vita e ci riempiano il cuore di luce e di gratitudine per la bontà del Signore, per quella Pasqua con Lui cui tutti noi siamo chiamati.