Commento alla liturgia del 1° Maggio 2021

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 13, 54-58

 

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

In questo 1° maggio la Chiesa ci invita a celebrare la festa di San Giuseppe lavoratore. Tra l’altro, è singolare che maggio inizi con il ricordo di San Giuseppe lavoratore e termini con la visita di Maria a Santa Elisabetta: la famiglia di Nazaret è all’inizio e alla fine di questo mese.

Perché questa festa di San Giuseppe lavoratore? Essa ci dice che l’incarnazione di Gesù non è una finzione, non è al di fuori di una vita comune come la nostra: il Signore si è incarnato in una famiglia umana, dentro l’esperienza quotidiana che è fatta di lavoro e qualche volta di sacrificio. È così che è vissuto Gesù; è così che è vissuta la famiglia di Nazaret.

E allora sentiamo la bellezza della presenza di San Giuseppe di Maria di Gesù nella nostra vita; sentiamo che con il nostro lavoro quotidiano anche noi stiamo edificando il regno del Signore, anche noi stiamo partecipando alla sua opera di continuo rinnovamento della creazione. Siamo i collaboratori di Dio. Questa è l’esperienza biblica – potremmo dire – del lavoro: siamo chiamati a cooperare con Dio nell’edificazione di una società ad immagine della Gerusalemme celeste; non siamo semplici operai che vivono il lavoro come una dura necessità, ma attraverso di esso sentiamo di essere vicini al Dio creatore, e soprattutto che Egli ci è accanto e ci accompagna.

È davvero bella, oggi, la parola dell’apostolo Paolo, che dice: «Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù e rendendo grazie per mezzo di Lui a Dio Padre». Il nostro lavoro quotidiano – che si svolga fuori casa o dentro casa – cambia, se è vissuto nelle nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di Lui a Dio Padre» (Col. 3, 17). Infatti proprio la preghiera iniziale ci ha fatto recitare: «O Dio, che hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della tua creazione, fa’ che per l’esempio e l’intercessione di san Giuseppe siamo fedeli ai compiti che ci affidi e riceviamo la ricompensa che ci prometti».

O Signore, donaci di vivere con Te e di rispondere alla tua chiamata a collaborare nell’opera della creazione, accompagnati da San Giuseppe, dalla Vergine Maria e da Gesù.