Commento alla liturgia del 21 Aprile 2021
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 35-40
In quel tempo Gesù disse alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Il racconto degli Atti degli Apostoli (8, 1b-8) ci riempie il cuore di gioia e di speranza, perché è vero che si parla di persecuzione, è vero che si parla di dispersione (dopo il martirio di Stefano, infatti, la prima comunità cristiana di Gerusalemme si rifugia in regioni e città vicine della Samaria e della Giudea) e tutto fa pensare che siamo ormai giunti alla fine, che la vita così bella delle origini sia ormai solo un ricordo: ma in realtà questa situazione è un nuovo inizio.
Questo è lo sguardo cui il Signore ci educa attraverso il racconto degli Atti: «Guarda che anche nella storia in cui ti trovi, anche nella chiesa in cui stai celebrando l’eucarestia, anche quando certi segni sembrano indicare la vittoria del male sul bene, quel che tu interpreti come una situazione bloccata è in realtà una ripartenza».
Gli Atti racontano che i Cristiani di Gerusalemme vennero sì dispersi in tante città, ma là dove si trovavano cominciarono ad annunciare il Vangelo. Probabilmente solo in questo modo la parola di Gesù poteva giungere in quelle città, perché i Cristiani stavano bene a Gerusalemme, e forse non si sarebbero mai sognati di andare a portare il Vangelo in altre regioni. In questo modo, invece, la persecuzione divenne occasione per una grande evangelizzazione.
Chiediamo allora di imparare a guardare la vita con gli occhi di Dio e non con le nostre miopi vedute; chiediamo di saper riconoscere i germogli che Egli suscita nella nostra vita e di guardare tutto come quel nuovo inizio che il Signore è sempre capace di operare nella storia.