Commento alla liturgia del 15 Aprile 2021
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3, 31-36
Chi viene dall’alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli (5, 27-33), si racconta che gli apostoli, trascinati di fronte al Sommo Sacerdote e al sinedrio, vengono ammoniti a non insegnare più nel nome di Gesù; ma Pietro replica che bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. È una risposta che può lasciarci perplessi, anche se ne intuiamo il senso: perché sembra che abbracciare il Cristianesimo comporti automaticamente il contrapporsi agli altri. Invece i Cristiani non sono coloro che si mettono contro per essere fedeli a Dio, ma quanti anche nella prova sanno che obbedire a Dio è più importante che accontentare gli uomini.
Chiediamo al Signore il dono dello Spirito per intendere rettamente le parole di Pietro. In quanto Cristiani, non siamo chiamati a disprezzare il mondo, ma ad ascoltare quello che il mondo ci dice perché Dio si è incarnato dentro questo mondo. Allo stesso tempo, quando c’è un conflitto tra l’obbedienza a Dio e le pretese del mondo dobbiamo avere una priorità, e questa priorità è la fedeltà a Dio; è solo per la fedeltà Dio che possiamo anche vivere qualche situazione di conflittualità umana, ma sempre nella ricerca del vero bene.
Invochiamo dunque su di noi il dono dello Spirito, affinché ci aiuti ad essere fedeli a Dio e a vivere l’atteggiamento che ci oggi ci indica il salmo 34: «Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia». L’esperienza del suo amore, della sua fedeltà e della sua bontà da suscita in noi una pace e una grande gioia anche dentro le fatiche del quotidiano. Sappiamo di essere deboli e fragili; perciò diamo spazio al Signore, invochiamo il dono dello Spirito e lasciamoci illuminare dalla sua parola.