Commento alla liturgia del 23 Dicembre 2020
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 57-66
In quei giorni per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome».
Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
La liturgia di oggi ci dona una parola di speranza. Nella prima lettura il profeta Malachia dice che il Signore manderà un messaggero a preparare la via, affinché, quando Egli verrà, non colpisca la terra con lo sterminio (Ml 3, 1. 24). Il desiderio di Dio non è sterminare, ma dare vita, costruire; per questo Egli organizza una storia di salvezza, affinché tutti possiamo giungere alla comunione con lui.
Il fatto che Egli desideri ammetterci alla vita con lui ci stupisce e ci rallegra. Il canto al salmo responsoriale ci ha fatto pregare: «Leviamo il capo: è vicina la nostra salvezza» (Sal 24 [25]). E l’invocazione dell’antifona di oggi, che abbiamo ascoltato nell’acclamazione al Vangelo, recita: «O Emmanuele, Dio con noi, / attesa dei popoli e loro liberatore: / vieni a salvarci con la tua presenza». Dio non è un Dio lontano, è l’Emmanuele, il Dio con noi. Anche il Vangelo odierno si chiude con una parola di gioia: «Davvero la mano del Signore era con lui». Così come la mano del Signore si è posata su Giovanni, allo stesso modo ci sostiene oggi e ci dà la forza per affrontare le prove, le fatiche e le contrarietà della vita.
Chiediamo dunque l’umiltà di lasciarci prendere per mano del Signore; chiediamo di essere capaci di accogliere la presenza dell’Emmanuele, del Dio con noi; chiediamo di alzare lo sguardo verso di Lui, nell’attesa di una piena e gioiosa comunione con Lui.