Commento alla liturgia del 18 Dicembre 2020

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 1, 18-24

 

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa ‘Dio con noi’ “.

Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

La liturgia di oggi ci invita a vivere questo oggi. Nella prima lettura il libro di Geremia dice: «Verranno giorni (…) nei quali non si dirà più “per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto”, ma piuttosto “per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!” costoro dimoreranno nella propria terra» (Ger 23, 7-8). Non si tratta solo di ricordare un passato, ma di riconoscere che di Dio continua ad agire ma nel tempo che viviamo.

La grande antifona di questo tempo ci ha invitato a pregare: «O Signore, guida della casa di Israele, che hai dato la legge a Mosè, vieni a liberarci con braccio potente». Anch’essa rievoca un passato, ma invoca un oggi, una presenza.

Il Vangelo ci invita invece a soffermarci sulla disponibilità di Giuseppe. Ci stupisce come Dio entri nella nostra storia non attraverso la via del miracolo, della sua potenza, ma chiedendo quasi permesso chiedendo la disponibilità di Maria e di Giuseppe. Il Vangelo di Matteo ci fa contemplare la disponibilità di Giuseppe, offerta non a parole, non in conseguenza di un calcolo, non con la pretesa di capire tutto, ma con pieno affidamento, pur nell’incomprensione, pur nel timore, pur nella fatica dinanzi a ciò che sta avvenendo.

Chiediamo anche noi al Signore di fidarci di Lui; chiediamogli di destare anche noi dal sonno. È bella questa immagine: «Destatosi dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore». Forse in questo tempo il freddo, la pandemia e tante altre cose rischiano di farci rinchiudere in noi stessi; custodiamo dunque questa parola: «Destatosi dal sonno». Chiediamo di destarci dalle nostre pigrizie per vivere anche noi la disponibilità a ciò che il Signore ci chiede: una disponibilità fatta non di parole, ma di vita, di concretezza; non di gesti eclatanti, ma di un quotidiano semplice.