Commento alla liturgia del 3 Dicembre 2020
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7, 21. 24-27
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. (…)
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
La liturgia di oggi ci pone questa domanda: qual è la roccia, il fondamento della tua vita? Nel testo di Isaia c’è un canto di lode: «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26, 4). È l’invito a riconoscere che la roccia, il fondamento della nostra vita è il Signore; è su di Lui che possiamo costruire tutto.
Il cap. 7 del Vangelo di Matteo – la conclusione del Discorso della Montagna – ci consegna questa parola di Gesù: «Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. (…) Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia». Quando vengono i venti, le burrasche, le prove della vita questa casa rimane salda: è un invito ad appoggiare tutta la nostra vita sul Signore e sul suo amore per noi. Il salmo odierno ci dice: «Rendete grazie al Signore perché buono, perché il suo amore è per sempre. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo» (Sal. 117 [118]).
E allora accogliamo questa parola che ci è oggi consegnata; chiediamo di imparare a crescere sempre di più nel poggiare la nostra vita sull’amore del Signore. Siamo in un tempo di grande fragilità: sperimentiamo l’instabilità dei nostri progetti, di quello che desideriamo fare; basta poco per scombinare tutto. E allora questo è il tempo in cui cercare ciò che invece è stabile, ciò che rende bella e forte la nostra vita, la nostra casa, la nostra città.
Chiediamo dunque di poggiare tutta la nostra vita sul Signore, di confidare in Lui, di riconoscere il suo amore a fondamento di tutta la nostra esistenza. Questo ci dona la gioia di costruire la nostra vita sul suo amore, attendendo di entrare nella sua casa per sempre.